CONSIGLIATO A CHI VUOLE “SCAPPARE” DALL’ITALIA. Voto 2,5 su 5.
Autore: Alberto Piovesan. Editore: Amazon KDP. Anno: Novembre 2024. Pagine: 258. Genere: Narrativa

Da viaggiatore ho un grande debole per i libri di viaggio e affini, e “Zanzistory” – romanzo con tantissimi richiami autobiografici – appartiene sicuramente a questa grande categoria.
Quando il padre viene a mancare, Abe dà una svolta alla sua vita e parte per l’Africa con i suoi due cani. Le sue vicissitudini iniziano sin dal volo, proseguono con gli incontri con altri stranieri come lui, chi in cerca di una nuova dimensione del vivere e chi perennemente in fuga dai propri problemi, ma soprattutto con gli indigeni.
Deciso a fare di Zanzibar la nuova casa in cui profondere quel che sogna da sempre, scontrandosi con i pregiudizi, combattendo coi piccoli burocrati, apprendendo una nuova lingua, Abe finisce per reinventarsi un modo tutto suo per inserirsi adattandosi ad una popolazione, una cultura e delle maniere agli antipodi dell’occidente, fino a diventarne parte.
Nella prima metà la narrazione è diaristica e prolissa, e ha una forma che farà sicuramente storcere il naso ai puristi della lingua italiana. Non si rileva nessun afflato che ti fa riempire i polmoni d’aria, nessun passaggio che fa pensare che l’autore riesca o voglia coltivare una qualche empatia con chi legge. Rimane però una parte utilissima a chi sogna di vivere e lavorare in un paese esotico, che può trarne sicura ispirazione e sano realismo.
Poi la narrazione cresce. Non mancano momenti di comicità pura, eventi drammatici ed anche qualche punto in sospeso che costringono il lettore a colmare con la propria sensibilità quel che l’autore volutamente cela, certo di avere detto tutto per farsi ben conoscere. Anche l’epilogo, narrato a dovere, mi è piaciuto, una sorta di conclusione dal sapore crepuscolare sul senso della vita, in cui l’autore riesce anche a regalarsi un finale giallo.
Concludo con l’analisi più “tecnica” dell’opera. Dello stile un po’ originale ho detto, sebbene migliori tantissimo nella seconda parte secondo dove, secondo me, l’autore scrive di fatti che l’hanno profondamente coinvolto ed emozionato, ad esempio quando descrive la dipartita del suo cane, compagno di vita, e il dolore straziante che prova, un emozionante cammeo di vita. Da amante degli animali, ma da scettico osservatore di chi considera il cane come uno di famiglia, queste pagine mi hanno toccato il cuore.
Di refusi e svarioni grammaticali ne ho visti pochissimi, quindi anche il lettore esigente si immergerà completamente nell’esperienza, nelle riflessioni più profonde sulla resilienza e sulla crescita personale dell’autore.
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